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TWILIGHT Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 7 settembre 1998
 
di Robert Benton, con Paul Newman, Gene Hackman, Susa Sarandon, James Garner, Stockard Channing, Gian Carlo Esposito (Stati Uniti, 1998)
 
Crepuscolare, come dice il titolo in inglese. Forse troppo, nel senso di fin troppo sottolineato: in questa storia dai ritmi allentati (ma, poi, coraggiosamente soffermati, meditati) che potrebbe sembrare un omaggio ai polizieschi anni Cinquanta. Ma non un'evocazione corale, alla maniera del maestro di Robert Benton, che non è altro che il grande Altman; e nemmeno un giallo di uno che ci crede, anche se THE LATE SHOW era stato ai suoi tempi una splendida rivisitazione del genere. Piuttosto una galleria di ex, l'ex investigatore senza più licenza, l'ex-attore ammalato di cancro, l'ex diva di una bellezza appena sfiorita, l'ex poliziotto corrotto...

Melanconico, e non soltanto perché fra di loro i nostri eroi ormai discutono di problemi di prostata; ma perché il distacco ironico con il quale tutti questi manipolatori della verità vengono trattati, il disinteresse per la trama del mistero, a tutto profitto dello sguardo prolungato sui personaggi, finisce per conferire alle immagini un peso ed un fascino insolito. Quello di un cinema che si permette con rallegrante superbia di fare a meno delle formule appassite dello spettacolo, ai soprassalti del cosiddetto cinema d'azione. Per spiare fra le pieghe dei visi dei sui splendidi attori (primo fra tutti il formidabile Gene Hackman; ma che dire della padronanza sovrana, splendida di Susan Sarandon, della presenza emblematica di James Garner, del recupero di Stockard Channing?) alla ricerca della più segreta fra le emozioni, del più celato fra i tradimenti, della più maliziosa fra le seduzioni...

Giunto dopo una lunga serie di opere abili e superficiali, per uno di quei miracoli che reggono pur sempre la carriera degli artisti anche meno esigenti, TWILIGHT rappresenta più di una gradita sorpresa: la prova che il peso delle emozioni, per non dire degli anni, finisce per contare, una volta nella vita, più delle mortificazioni imposte dal sistema.


   Il film in Internet (Google)

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